Lago Lario
Ultima modifica 15 maggio 2023
Il Lario, più comunemente lago di Como (Lagh de Comm in lombardo), è un lago lombardo naturale di origine glaciale, ricadente nei territori di comuni appartenenti alle province di Como e Lecco. È il terzo lago italiano come superficie con 145 km² e il primo per sviluppo perimetrale con 170 km. È il quinto bacino più profondo d'Europa con i suoi 410 metri dopo 4 laghi norvegesi. Raggiunge una lunghezza di 46 km (Gera Lario - Como) ed è largo da 650 metri a 4,3 km. Bifido fiordo interamente scavato nella cerchia delle prealpi lombarde, con una caratteristica forma a "Y" rovesciata o, come recita un diffuso detto locale, a forma di uomo: « Il lago di Como ha la forma di un uomo, una gamba a Lecco e quell'altra a Como, il naso a Domaso ed il sedere a Bellagio. »
È uno dei più suggestivi paesaggi italiani, decantato nell'800 dai maggiori poeti del Romanticismo, da Alessandro Manzoni a Stendhal, da George Gordon Byron a Franz Liszt. Si trova a 199 m s.l.m. La morfologia del territorio varia dai pendii arrotondati ed erbosi alle dolomie con rocce dentate, guglie e torri. I depositi alluvionali, trasportati da fiumi e torrenti, iniziarono a formarsi con la postglaciazione e furono la causa della separazione dei laghi minori (il Lago di Mezzola a nord ed i laghi di Garlate e di Olginate a sud).
Il bacino è composto da tre parti differenti: a sud-ovest il ramo di Como, a sud-est il ramo di Lecco e a nord il ramo di Colico (o "alto lago"), il più aperto dei tre. I fiordi meridionali rinserrano il montagnoso Triangolo Lariano. La divisione dei tre rami è ben visibile dal Sasso di San Martino, sopra Griante. Particolarmente tipica è la costa orientale del ramo comasco, impervia e ricoperta di boschi. I paesi sono ancora costituiti da antiche case arroccate tra lago e montagna, con ripide scalinate rivierasche. Tutto il Lario, comunque, è caratterizzato da un paesaggio scosceso che forma un delicato equilibrio con la tipologia costruttiva dei paesi e delle grandi ville storiche, ben visibili da un punto all'altro della sponda grazie all'esigua larghezza del bacino (non più di un chilometro nei due rami meridionali). Anche a causa di questa severa conformazione fisica, il turismo lariano non ha conosciuto il fenomeno "di massa" tipico del Lago di Garda, riguardando esclusivamente i salotti dell'aristocrazia e gli artisti che spesso vi erano ospitati; un soggiorno di tipo meditativo che ancora oggi si riscontra nelle ville d'epoca (osservabili dal lago più che dalla strada) e - per contro - dall'antica semplicità dei borghi più umili (Pognana, Careno, Nesso, Brienno, Colonno, Corenno Plinio ecc.). Oggi, il paesaggio è seriamente minacciato dal recente fenomeno dell'incremento edilizio.
Partendo da Como e risalendo lunga la sponda occidentale (la più frequentata), si incontra Cernobbio, sede di grandi ville signorili quali Villa d'Este, Villa Erba e Villa Pizzo, quest'ultima costruita nel XVI secolo. A Moltrasio soggiornarono il musicista Vincenzo Bellini e il Primo Ministro inglese Winston Churchill. Dopo Laglio - il paese di George Clooney - Brienno è uno dei borghi più suggestivi, rimasto praticamente intatto da oltre un secolo. Qui il paesaggio si apre verso i monti del centro lago, particolarmente suggestivi se visti in una limpida giornata di vento: il Tivano, che spira alla mattina da nord, e la Breva, al pomeriggio, da sud.
L'unica formazione insulare del lago è l'Isola Comacina, di modeste dimensioni ma carica di storia. Nel medioevo, infatti, l'isola era una roccaforte indipendente che subì ripetuti assedi e distruzioni. Durante la Guerra decennale (1118-1127) tra Como e Milano si schierò con Milano. Per vendicare il tradimento subito, il Comune di Como con l'aiuto dell'Imperatore tedesco Federico Barbarossa assediò e distrusse definitivamente la fortezza degli isolani nel 1169. Da allora, l'isola è rimasta totalmente disabitata. Le uniche costruzioni superstiti sono la secentesca chiesetta di San Giovanni - unica rimasta delle nove presenti - la locanda con annesso ristorante (famosa per i soggiorni del regista Alfred Hitchcock) e le piccole costruzioni razionaliste opera dell'architetto Pietro Lingeri. Le rovine dell'antica Basilica di Santa Eufemia sono il simbolo della storia lariana, rievocata annualmente nella Sagra di San Giovanni.
L'isola è delimitata da una baia detta "Zoca de l'oli" (luogo dell'olio), così chiamata per la tranquillità delle acque lacustri e per la crescita spontanea dell'ulivo. Il famoso campanile dello Xenodochio di Santa Maria Maddalena e il Sacro Monte di Ossuccio con il santuario della Madonna del Soccorso e la basilica di S.Benedetto sono stati inseriti dall'UNESCO nella Lista del Patrimonio Mondiale. A nord dell'isola si protende il dosso del Lavedo, che delimita i golfi di Venere e Diana e che culmina nella stupenda Villa Balbianello, patrimonio del FAI (Fondo per l'Ambiente Italiano). Qui sono state girate alcune scene dei film "Piccolo mondo antico" e, più recentemente, Guerre stellari e Agente 007 - Casinò Royale.
Risalendo la sponda occidentale si incontrano i paesi di Tremezzo, Cadenabbia e Griante (quest'ultimo già luogo di villeggiatura del cancelliere tedesco Konrad Adenauer), meta del tradizionale turismo anglosassone. Sono obbligatorie una visita ai giardini di Villa Carlotta e una passeggiata alla panoramica chiesetta di San Martino. L'ampio paesaggio dell'alto lago è caratterizzato da un aspetto più solitario. Qua il lago è spesso mosso e la breva (vento regolare da sud) fa di questa zona un paradiso per i velisti. Rezzonico sembra uno spaccato delle Cinque Terre adagiato su uno sperone battuto dal vento, mentre a Dongo si consumò l'ultimo atto della storia del Fascismo, con la cattura di Benito Mussolini e la sua fucilazione a Giulino di Mezzegra. Poco più avanti, Gravedona è sede di uno dei massimi esempi dell'architettura romanica lombarda: la Chiesa di Santa Maria del Tiglio.
Al limite settentrionale del Lario, alla confluenza dei fiumi Mera e Adda, si stende l'oasi naturale del Pian di Spagna, area pianeggiante di grande interesse naturalistico. Tutt'intorno è il regno dei wind-surf e degli sport acquatici, che d'estate animano i numerosi campeggi della zona. Si prosegue scendendo lungo la sponda orientale, oltre Colico, dove le montagne formano un'insenatura nominata laghetto di Piona e nelle cui vicinanze sorge l'omonima abbazia cistercense. Il monte Legnone domina la scena, alto 2609 metri. Poco più a sud, in un'atmosfera quasi fuori dal tempo, è il pittoresco borgo di Corenno Plinio frazione del Comune di Dervio dove oltre a poter visitare luoghi di interesse storico come il castello nella parte alta del paese, la chiesa di S. Quirico risalente al 814 d.C. e gli edifici risalenti al XIV sec. come Casa Magni in Villa, il paese offre anche l'opportunità di effettuare escursioni in montagna percorrendo il Sentiero del Viandante o visitanto le postazioni della famosa linea Cadorna. L'attività sportiva principale resta comunque quella legata alla vela, Dervio infatti risulta il paese più ventoso del lago per questo si trovano ben 3 circoli velici ed una scuola di windsurf.
Si ritorna quindi nel centro lago, a Varenna, con Villa Monastero e il castello di Vezio. A Varenna si può prendere il ferry-boat e sbarcare direttamente a Bellagio, lasciando sulla sinistra il ramo manzoniano che si allunga verso Lecco. Si tratta del ramo meno frequentato, caratterizzato da rocce a strapiombo e piccole spiagge di ghiaia. Da Varenna, passando da Perledo ci si può innerpicare sulla strada provinciale che percorre la Val d'Esino che, lasciando alle spalle il panorama del centro lago porta il visitatore a gustare i suggestivi scenari della conca di Esino Lario, tra verdi pascoli e infiorate praterie di essenze alpine. Da qui sono innumerevoli i percorsi di montagna che si diramano verso il massiccio delle Grigne (Grigna ).
Bellagio è la località più famosa. Situata sulla punta del promontorio che divide i tre rami del Lario, è nota per le sue grandi ville (Villa Melzi e Villa Serbelloni, sede della fondazione Rockfeller) e per la tipica scalinata dei negozi, sulla quale si affaccia la casa abitata da Franz Liszt. Vi trascorse una giornata il presidente Kennedy.
Scendendo verso Como, nella zona del ponte del Diavolo - così chiamato per essere un leggendario luogo di raduno di maghi e streghe - è obbligatoria una fermata ai Sassi Grosgalli, che con la sottostante Villa Lucertola formano uno scorcio di incomparabile suggestione. Più a sud, a Nesso, sono da segnalare l'imboccatura dell'orrido e il ponte della Civera.
Una nota a parte merita la misteriosa villa Pliniana, a Torno, teatro di antiche leggende e simbolo del romanticismo letterario europeo. Nei suoi saloni furono ospiti Manzoni, Foscolo, Stendhal, Byron, Verdi, Bellini, Rossini. Vi soggiornò Napoleone. Leonardo da Vinci studiò la fonte intermittente che sgorga da una roccia, oggi racchiusa nella corte interna dell'edificio. Fogazzaro vi ambientò il romanzo Malombra, da cui le scene dell'omonimo film di Mario Soldati.
Dopo Blevio, il panorama di Como appare improvvisamente scendendo la provinciale "Lariana". La città gode del tipico tramonto sul lago, quando il Sole cala sui colli di Villa Olmo. Di notte, spicca illuminata la cupola azzurra del Duomo.
È attivo sul lago un servizio di navigazione di linea. Le crociere più lunghe fanno capo a Como, con partenze alla mattina e rientro alla sera (possibilità di sosta nelle località prescelte). Il servizio è attivo da quasi due secoli ed è inserito a pieno titolo nella storia stessa del territorio. È ancora in funzione l'ultimo battello a vapore, il '"Concordia", orgoglio della flotta, dotato di grandi ruote a pale.
Nonostante la figura del pescatore professionista sia quasi praticamente scomparsa, il pesce di lago è comunemente servito nei ristoranti rivieraschi. Il piatto tipico è costituito dal Misultin (agone essiccato).
Il clima è quello continentale della Lombardia, temperato dalla massa d'acqua lacustre. Meno mite, comunque, del Lago di Garda, presenta piccole differenze da zona a zona. È più freddo nel ramo comasco (specialmente nella sponda interna), è più dolce nel centro lago e lungo la riviera orientale lecchese. Le precipitazioni sono maggiori a occidente e nel Triangolo Lariano.
La vegetazione è ripartita per zone altimetriche, con essenze mediterranee lungo la costa, querce e castagni nella zona collinare(500-800 metri), faggeti, abeti, larici e pini mughi in montagna. il piano più elevato (fino a 2000 metri) è caratterizzato da ginepri, rododendri, mirtilli e ontani verdi.
Nonostante che il Lario sia rimasto relativamente intatto negli ultimi trent'anni, il recente fenomeno dell'incremento edilizio ha incontrato una grande opposizione da parte della popolazione più sensibile - con l'appoggio della stampa locale - che individua nello sviluppo residenziale incontrollato uno scempio alla delicata tipologia costruttiva, culturale e ambientale del territorio. Diffuso in tutta Italia (soprattutto sul Lago di Garda), il fenomeno è al centro di numerose polemiche che nel 2007 hanno portato ad una decisione politica bipartisan atta a revisionare il sistema vigente e alla nascita di alcuni Comitati di cittadini, tra cui spicca la firma di George Clooney. In pratica, si chiede che il rilascio delle autorizzazioni edilizie da parte dei Comuni (liberalizzato dalla Regione Lombardia con una legge del 1997) deva sottostare al vincolo statale della soprintendenza, molto restrittiva per quanto concerne la salvaguardia dell'ambiente e del delicato paeaggio lacustre. Si chiede inoltre l'inserimento totale del Lario nella lista del patrimonio mondiale dell'UNESCO, oggi limitato al solo paese di Ossuccio.
Le decisioni dei singoli Comuni, che per motivi economici svendono il territorio alle società immobiliari, hanno intanto portato alla nascita di numerosi cantieri che punteggiano la costa, primo tra tutti il caso del parco di Villa Roccabruna, a Blevio, ove si sta realizzando un complesso residenziale di lusso in stile finto-storico accanto alla villa storica originale.
Altri casi clamorosi sono il tentato ampliamento di un albergo di Sala Comacina che avrebbe distrutto gli uliveti della Zoca de l'oli (progetto poi bocciato dalla stessa Giunta comunale) e la ventilata edificazione della boscosa penisola di Balbianello, ritenuta il luogo più "sacro" del lago (progetto congelato dal sindaco di Lenno dopo un'autentica rivolta popolare). Da segnalare inoltre i grandi complessi sospesi in fase di lavorazione a Brienno e S.Siro (Acquaseria), la strada in costruzione sul monte Bregagno, lo sventramento dei boschi sopra Menaggio (Nanch), i capannoni di Guello, la costruzione di condomini e villette a schiera nella parte alta di Argegno e di Colonno (denominati "paesi delle gru"), giustificata dall'abbandono delle antiche coltivazioni. Il discorso è centrato anche sul fatto che un territorio incolto dev'essere considerato comunque "verde", senza che ad esso venga associato un valore meramente speculativo. Spesso, infatti, i nuovi insediamenti non sono dettati da un aumento della popolazione residente, col pericolo che le case vengano abitate dai turisti solo per poche settimane all'anno, restino sfitte o addirittura sospese in fase di ultimazione per mancata vendita. Inoltre, i numerosi nuovi autosilos realizzati su terreni scoscesi (già franati in fase di costruzione come nel caso di Colonno) e privi di accorgimenti estetici atti a limitarne l'impatto (tipico esempio è il silo di Blevio, soprannominato "Alcatraz"). La situazione della città di Como, infine, risente gravemente l'effetto della cementificazione a causa della mancanza di un Piano Urbanistico. La Giunta Provinciale ha recentemente istituito dei corsi di formazione per architetti che prevedono la necessaria valutazione dell'impatto ambientale.
La polemica è entrata nel vivo nel 2007, quando una signora italo-americana, tornata sul Lario dopo otto anni di assenza, è rimasta impressionata dalla quantità di gru che sono sorte lungo le rive, lanciando quindi un allarme sul principale quotidiano comasco. La navigazione di linea sul lago ha radici molto antiche, in quanto il primo battello a vapore entrato in servizio - il Lario - fu varato nel 1826. Negli anni Settanta del XIX Secolo si sviluppò un'accanita concorrenza tra le due principali società di navigazione: la "Società Lariana" e la "Società Italiana"; furono costruiti numerosi piroscafi a ruote, appartenenti alla categoria dei battelli-salone e mezzo-salone. Sorsero anche società minori. In questo periodo fu costruito il più grande battello che abbia mai solcato le acque lariane, il Lombardia, lungo 63,5 metri. Successivamente, le due compagnie si fusero nelle "Società Riunite", che nel 1884 assunsero il nome "Lariana" e assorbirono le aziende minori. Fu sviluppato anche un servizio di trasporto merci per mezzo del mercantile Commercio e piccoli rimorchiatori.
Altri impulsi allo sviluppo della navigazione si ebbero all'inizio Novecento, quando furono costruiti diversi altri piroscafi a ruote ed elica, e soprattutto negli anni Venti: furono costruiti nuovi battelli, molti altri rimodernati e alcuni tra i più piccoli trasformati in motonavi a elica; venne inoltre creata una flottiglia di motoscafi per i servizi secondari e fu aperto un servizio di traghettamento veicoli - il primo sui laghi italiani - con l'autochiatta Mussolini. Una grave crisi, causata dall'incremento dei trasporti su gomma, costrinse la "Lariana", nella seconda metà degli anni Trenta, a demolire diversi battelli e a dismettere la flottiglia di motoscafi. Gravi danni vennero apportati dagli attacchi aerei durante la Seconda guerra mondiale, che costrinsero molte unità all'ancoraggio e alla mimetizzazione con piante e frasche. Gli attacchi affondarono quattro navi danneggiandone diverse altre. Gli anni del dopoguerra videro un sostanziale mutamento della tipologia dei natanti, adeguandoli alle moderne tecnologie costruttive. La motrice a vapore fu abbandonata a favore del motore diesel, che fu applicato su battelli di più piccola stazza, più pratici e sicuramete meno "romantici". Nel 1953 la "Lariana" fallì e demolì le sue navi secolari. La nuova Gestione Commissariale (poi divenuta Gestione Governativa) rinnovò quasi completamente la flotta (motoscafi serie "Uccelli", motonavi serie "Laghi","Fiori" e "Volta", traghetti serie "Spluga"). Negli anni Settanta fecero la loro comparsa anche gli aliscafi (i piccoli tipo PT20 e RHS70). Oggi gli aliscafi svolgono un servizio per pendolari e studenti.
- il piroscafo Concordia, costruito dal cantiere navale di Sestri Ponente nel 1926 come 28 ottobre (ribattezzato Concordia nel 1943), tuttora in servizio pubblico di linea (servizio unico nel suo genere in Italia): si può ammirare la sua splendida motrice a vapore ancora originale, realizzata applicando il brevetto dell'ingegner Arturo Caprotti, famoso in tutto il mondo.
- il Milano, varato nel 1904 come piroscafo a pale, poi trasformato in motonave a elica (1926) e tuttora in servizio, per quanto il suo aspetto "classico" sia del tutto fittizio (le sovrastrutture sono state infatti ricostruite nel periodo 1989-1991). Nel 1912 ebbe l'onore di imbarcare a Villa Carotta la granduchessa Teodora di Weimar.
- il piroscafo Patria, gemello del Concordia, costruito nel 1926 come Savoia e ribattezzato dopo la caduta del Fascismo. Nel '27 ospitò a bordo Vittorio Emanuele III. Si tratta del natante più amato e legato alle caratteristiche originarie. Quando nel 1990 venne posto in disarmo per dotarlo di un più pratico motore diesel si scatenarono aspre polemiche che bloccarono i lavori; furono raccolte circa 20.000 firme e si mobilitò perfino una società di navigazione americana. Il piroscafo fu privato della caldaia (ancora perfettamente funzionante) e dei preziosi arredi originali del salone. Acquistato dall'Amministrazione Provinciale di Como, i difficili lavori di recupero, partiti nel 2009 hanno mantenuto la spettacolare macchina a vapore.
- il piroscafo Bisbino, costruito nel 1907 e trasformato in motonave nel 1951. Nel '91 venne acquistato da un privato che lo restaurò riportandolo all'aspetto d'origine; dal 1997 era ormeggiato a Tremezzo come pub e galleria d'arte.
- il vecchio piroscafo Plinio, costruito nel 1902. Era il battello più veloce della flotta e aveva ospitato l'attore Tyrone Power. Discutibilmente posto in disarmo nel 1963, venne acquistato dal Centro Nautico Alto Lario e adibito a ristorante galleggiante. Nel 1999 fu trasferito a Verceia per utilizzarlo ancora una volta come ristorante, ma le autorità dell’oasi naturale del Pian di Spagna non rilasciarono i necessari permessi. Per evitare la demolizione, nel 2008 sono nate due piccole associazioni (“Comitato per la salvaguardia del piroscafo Plinio” e “Amici del Plinio”) che si battono per la sua salvaguardia (una terza associazione, che si prefigge però la salvaguardia in generale delle imbarcazioni storiche lariane, è "Navilariane"). Esiste comunque una legge che impedisce la rottamazione di mezzi di trasporto aventi più di 75 anni. Nell'agosto 2009 il Ministero dei Beni Culturali lo ha proclamato 'bene di particolare interesse storico-culturale' salvandolo dalla demolizione. Purtroppo in pessime condizioni da tempo, è affondato l'8 Dicembre 2010.
- il Balilla, costruito nel 1878 come piroscafo a elica col nome di Umberto I. Venne trasformato in motonave e ribattezzato Balilla nel 1933. Messo in disarmo negli anni Sessanta, è dal 1974 esposta presso il Museo della Barca Lariana di Pianello del Lario; necessita di interventi di restauro. Il suo scafo (essendo le sovrastrutture totalmente ricostruite dopo la trasformazione) è il più antico dei laghi italiani.